Inaugurazione del monumento, da me donato, dedicato a Ruggero I D’Altavilla, alla presenza del Sindaco della città normanna, Salvatore Giordano, del Presidente della Provincia di Vibo Valentia Corrado L’Andolina, dell’autore dell’opera, il Maestro Antonio La Gamba, del critico d’arte Daniele Marino.
Un momento di recupero della memoria normanna, nella città che più se ne fece voce, Mileto, eletta da Ruggero a capitale da cui traguardare l’unità politica dell’intero sud e, con essa, il recupero del culto latino, dismesso nella Calabria ortodossa da oltre 500 anni e nella Sicilia araba da oltre due secoli. L’opera di unificazione di Ruggero I venne completata da suo figlio, Ruggero II, nato e battezzato a Mileto da quel Brunone di Colonia, poi San Bruno, che, su mandato del Papa e su lasciti territoriali di Ruggero I, avrebbe edificato la meravigliosa Certosa di Serra San Bruno.
Da Mileto, ed attraverso il pensiero politico e militare di Ruggero I, passa, anche, la costruzione dell’identità politica e spirituale dell’Italia come oggi la conosciamo ed hanno inizio le meraviglie architettoniche ed artistiche che oggi ritroviamo nella bellissima cappella Palatina di Palermo, pensata e voluta da un Militese di nascita, Ruggero II. Da quelle medesime vicende ha origine il tempo di Federico II, detto ‘stupor mundi’, nipote di Ruggero II, cui si deve il culto delle arti, del diritto, della stessa lingua italiana, attraverso la c.d. Scuola Siciliana.
Delle mirabili testimonianze architettoniche della Mileto di Ruggero I rimane poco. L’insulto dei terremoti e degli uomini ha sottratto al nostro sguardo gli splendori dell’abbazia sepolcrale della Santissima Trinità, come della cattedrale e di tutti i manufatti religiosi e civili che, da quei giorni di fine XI secolo fino al sisma del 1783, fecero mostra di sé.
Si tratta ora di restituire, nel racconto, nella memoria, nella posa di simboli, il senso di quel tempo distante ormai mille anni che, anche se ampiamente oscurato, pulsa ancora e chiede di poter trovar nuova vita.
Complimenti alle donne ed agli uomini del Fai, agli archeologi e cultori dell’associazione Mnemosine che si prendono cura del sito, al Comune di Mileto che ha saputo restituire centralità a questa lunga storia.